OMELIA_ 26 Settembre 2021_ XXVI Domenica del Tempo Ordinario

107° GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO

Il messaggio del Santo Padre in occasione della giornata ha come tema: “Verso un noi sempre più grande” volendo così indicare un chiaro orizzonte per il nostro comune cammino in questo mondo. Nella storia della salvezza troviamo sempre “un noi” con al centro il mistero di Cristo morto e risorto perché “tutti siamo una sola cosa”. Oggi noi viviamo sempre più un noi frammentato, ferito, cresce l’io individualista e tutti possono diventare gli altri. Solo se ci manteniamo sul noi il nostro futuro sarà a colori, arricchito dalle diversità. Papa Francesco ci dice che non dobbiamo avere paura a sognare insieme come una unica umanità incamminata verso la Casa Comune “tutti fratelli e sorelle” nel Signore. La preghiera della Colletta ci invita a ricordare che “ Dio  mostra la sua Onnipotenza con la misericordia e il perdono” che sempre dona la sua grazia perché ognuno possa percorrere la propria vita con generosità e benevolenza verso i fratelli in Cristo. Quando la mia sordità non è più totale qualcosa dentro di noi  si è mosso, in noi si delinea una logica di un nuovo rapporto non solo con Dio ma anche con coloro che abbiamo vicino. Il dono della grazia ha iniziato ad agire. Il profeta ci dice che “una voce grida nel deserto” forse abbiamo iniziato ad ascoltare la voce che arriva. Cosa possiamo fare quando arriva la voce di Dio? Dobbiamo iniziare a compiere le piccole cose per comprendere il Signore. Sarà il Signore a purificarci e cambiare la nostra mente, non avremo più un cuore di pietra e renderemo testimonianza alla bontà di Dio. La prima lettura è tratta dal libro dei Numeri. Il popolo di Israele è nel deserto in cammino verso la terra promessa da Dio, Mosè ha scelto settanta uomini che avranno il compito di aiutarlo per il governo del popolo “Lo spirito di Dio si posò su di loro e quelli profetizzarono”. Distanziati dai 70 nell’accampamento c’erano due uomini Eldad e Medad e lo Spirito si posò anche su di loro. Giosuè se ne lamenta con Mosè che replica : “Sei forse geloso di me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!”. Lo Spirito di Dio agisce come vuole e non ha la nostra logica, viene donato e diffuso perché sia conosciuto il nome del Signore, amato come colui che è grande nell’amore e nella misericordia per la salvezza di tutti. Nel Vangelo troviamo una scena simile a quella descritta nella prima lettura, Gesù chiama i dodici e dà loro “potere e autorità di scacciare i demoni, di guarire le malattie” e li manda a predicare il Regno di Dio. Tra la gente i discepoli vedono “un tizio” che scacciava i demoni nel nome di Gesù e volevano impedirglielo perché “non ci seguiva”. Gesù disse agli Apostoli: “Non glielo impedite”. Chi non è contro di noi è per noi. Non scandalizziamoci del bene altrui, accogliamo sempre i gesti di bontà perché sono generati dallo Spirito. “Chiunque vi darà un bicchiere d’acqua nel mio nome, perché siete di Cristo, non perderà la sua ricompensa.”

Messe – Catechismo – Preghiera

S. Messe – orari

dal lunedì al venerdì ore 8,30 in Collegiata

sabato e prefestifi ore 18,00 in Collegiata

domenica e festivi ore 9,00 e 10,30 in Collegiata

domenica ore 18,00 a San Ruffillo

Catechismo

sabato dalle ore 15 alle ore 16

Preghiera personale

tutti i giorni alle ore 17, chiamati dal suono delle campane

OMELIA_19 Settembre 2021_XXV Domenica Tempo Ordinario

Oggi, 19 settembre è una giornata molto importante per la nostra comunità. Dodici fra ragazze e ragazzi riceveranno il Sacramento della Cresima per mano di Mons. Vicario Generale. Ringraziamo il Signore per il dono dello Spirito Santo che accoglieranno, preghiamo per loro, per i padrini e le madrine, per le loro famiglie. Il cammino spirituale iniziato col sacramento del battesimo trova pienezza con il dono dello Spirito Santo. La prima lettura è tratta dal libro della Sapienza che presenta il discorso degli empi contro i giusti, lo scopo del discorso è presentare gli empi come persone che non pongono la loro vita al servizio di Dio, come persone avide di piaceri terreni, di esseri forti e brutali. Essi perseguitano il giusto perché rifiutano Dio e questo comporta anche l’odio contro coloro che appartengono a Dio. “Tendiamo insidie al giusto” “Se è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà” “Condanniamolo a una morte infame perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà”. Il versetto 18 è ripreso dal Vangelo di S. Matteo; Gesù è crocifisso e dopo aver abbandonato la sua vita nelle mani del Padre esclama: “Elì, Elì, lemà sabactà” che significa “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Chiama Elia, e dopo uno, preso una canna, con una spugna imbevuta di aceto gli dava da bere:” “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo” Gesù emesso un grido spirò. È vero Gesù si affida al padre, ritorna nel seno del Padre per essere una sola cosa nella Trinità. Con Gesù anche noi non siamo lasciati alla morte, ma alla vita eterna. Secondo l’ evangelista S. Matteo le persone identificate col termine: “alcuni dei presenti” sono gli empi che descrive il libro della Sapienza. Il Vangelo di S. Marco presenta Gesù che con i suoi discepoli attraversano la Galilea e giungono a Cafarnao. Il viaggio proseguirà verso Gerusalemme dove si concluderà la vita terrena di Gesù. Durante il viaggio il maestro aveva delineato che “ il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno”. “Una volta ucciso dopo tre giorni risorgerà”. I discepoli non comprendendo le parole di Gesù avevano pensieri rivolti “a chi fosse tra loro il più grande”. Gesù riprendendo gli Apostoli prospetta due segni: il servo e il bambino. È servo buono e stimabile chi si mostra fedele e ubbidiente ai comandi del padrone: il servo non giudica ma è nell’obbedienza, è bambino chi mostra debolezza, ed estrema fiducia nei genitori. Sono questi due atteggiamenti da tenere nel nostro cuore per seguire Gesù: fedeltà e osservanza

UNO ZAINO DA RIEMPIRE – 2° EDIZIONE

E’ IL MOMENTO DEL GRAZIE

Matite, penne, pennarelli, pastelli, gomme hanno riempito sacchetti rosa e azzurri per rendere più facile e divertente il lavoro scolastico ai nostri bimbi che hanno scoperto amichetti generosi che già conoscono il significato di parole come dono e condivisione.

GRAZIE

Grazie a quei piccoli grandi bambini e ai loro genitori che hanno sviluppato e coltivano in loro l’attenzione per gli altri. Anche quest’anno, Caritas “Madonna del Monticino” si ripropone di seguire il percorso scolastico dei suoi bimbi ponendosi un obiettivo: capire e apprezzare l’importanza dei gesti generosi e amichevoli.

 

Omelia_5 Settembre 2021_ DOMENICA XXIII T.O

Da alcuni giorni in S. Michele è iniziata la novena in preparazione alla festa della B.V. del Monticino che celebreremo il 12 settembre 2021. Le misure anti Covid ci hanno suggerito di non rimanere nel Santuario per dare a coloro che vogliono pregare Maria di poterlo fare in sicurezza. Oggi alle 10.30 i ragazzi che hanno frequentato la quarta elementare riceveranno la prima comunione. Voglio ricordare che con gioia l’eucarestia sperimenta in molteplici forme il continuo avverarsi della promessa di Gesù “Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. “ Nell’Eucarestia è racchiuso il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo nostra Pasqua è pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito, dà vita alla Chiesa.” Tutti noi viviamo dell’Eucarestia dono del Corpo e Sangue di Gesù per la salvezza eterna. La prima lettura è tratta dal profeta Isaia, che parlando al popolo di Israele proclama l’intervento di Dio “Coraggio non temete!! Ecco il vostro Dio. Egli giunge a salvarvi.” Il popolo troverà nuova consolazione. Dio sarà di nuovo vicino ad ognuno, è finita la schiavitù, inizia una nuova creazione, un nuovo rapporto di Dio col creato e con l’umanità. Attraverso la consolazione si rende possibile la manifestazione di Dio “ i ciechi avranno la possibilità di vedere, si schiuderanno gli orecchi dei sordi, nel deserto scaturiranno acque, il suolo riarso avrà sorgenti di acqua”. La consolazione di Dio avviene anche per noi qui e ora, nel nostro presente. Il Vangelo di S. Marco ci porta nel territorio della Decapoli lontano dalla Giudea, Gesù ritorna in Israele e proprio in questo suo itinerario gli portano un sordomuto e lo pregano di imporgli la mano per donargli la guarigione.  Gesù fa molto di più di quello che gli viene richiesto, si “ ritira con quell’uomo in disparte, lontano dalla folla” cerca un luogo solitario probabilmente per evitare che qualcuno lo veda o senta quello che fa “guarda verso il cielo, emette un sospiro” come identificare una preghiera silenziosa , “pone le dita negli orecchi e con la saliva gli tocca la lingua” e dice: “ Effatà cioè Apriti.” La guarigione avviene immediatamente: “ gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della lingua, parlava correttamente.” L’episodio termina col comando di Gesù di non dirlo a nessuno, ma essi proclamavano il fatto a tutti. Se ricordate bene i gesti di Gesù sul sordomuto vengono ripresi nel sacramento del Battesimo. Il celebrante ponendo il dito sugli orecchi e sulla bocca del bambino dice che possa Ascoltare e Proclamare la parola di Dio. Tutto questo potrà avvenire se i genitori, padrino e madrina lo coinvolgeranno nel far fruttificare la nuova vita ricevuta da Cristo. Questa pagina del Vangelo ci dice di non essere sordi verso il Signore, e nell’ascoltare meglio le persone che il Padre Celeste ci ha posto accanto, di essere sensibili verso tutti per alleviare il disagio di ogni fratello. “Signore donaci la costanza nell’ascolto della tua Parola.”

La nostra porta è APERTA

I servizi del Centro di Ascolto sono disponibili il MARTEDI’ una settimana dalle ore 9 alle ore 11 e la settimana dopo dalle ore 15 alle ore 17.30, alternate.
Rispetto agli orari precedenti anticipiamo l’apertura di 30 minuti.
Martedì 7 settembre dalle ore 9 alle ore 11
Martedì 14 settembre dalle ore 15 alle ore 17.30
Martedì 21 settembre dalle ore 9 alle ore 11
Martedì 28 settembre dalle ore 15 alle ore 17.30
e così via …….
passate parola …

 

Diocesi: Faenza-Modigliana, a due anni dalla morte del card. Achille Silvestrini una messa e una nuova pubblicazione

La diocesi di Faenza-Modigliana e la comunità di Brisighella (Ravenna) ricordano il card. Achille Silvestrini, diplomatico della Santa Sede e grande personalità della Chiesa, a due anni dalla morte. Si è celebrata sabato 28 agosto alla collegiata di San Michele di Brisighella la messa di suffragio al cardinale, presieduta dal vescovo di Faenza-Modigliana Mario Toso; dall’arcivescovo Claudio Celli, presidente della residenza universitaria Villa Nazareth a Roma; e da mons. Tommaso Ghirelli, vescovo emerito di Imola, riferisce un comunicato diffuso oggi.
Un cardinale che, parallelamente all’intensa attività diplomatica, credeva nelle nuove generazioni, auspicando per loro preparazione spirituale e culturale. Egli, ha detto mons. Toso nell’omelia, “non cessò mai di lavorare per preparare le nuove generazioni dal punto di vista culturale e politico. Molto del suo tempo e delle sue energie” fu dedicato alla fondazione di Villa Nazareth, “la piccola Oxford della periferia romana, ossia all’educazione degli studenti e alla formazione intellettuale, in vista di futuri impegni nella società e nelle istituzioni, a livello nazionale e internazionale”. “Ha saputo dare all’istituto una dimensione di servizio ispirato dall’amore profondo alla Chiesa e a Dio”, ha aggiunto mons. Celli.
In occasione della giornata, è stato presentato un nuovo libro a lui dedicato: “Ricordando don Achille. Brisighella al card. Achille Silvestrini (1923-2019)”, edito da Carta Bianca e a cura della Fondazione Memoria storica I Naldi-Gli Spada, dopo quello che l’anno scorso gli ha dedicato la diocesi di Faenza-Modigliana, avente come titolo “Card. Achille Silvestrini” (Tipografia Faentina Editrice, Faenza 2020).

Articolo

Omelia del Vescovo

Omelia – 29 Agosto 2021_ Domenica XXII Tempo Ordinario

MARTIRIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Voglio ricordare la festa liturgica di questa domenica che accomuna anche il Martirio di San Giovanni Battista figlio di Zaccaria ed Elisabetta. Zaccaria è sacerdote della classe di Abia, ed Elisabetta, sua moglie, è pure lei di provenienza sacerdotale; è una discendente di Aronne. In Giovanni l’intero sacerdozio dell’Antica Alleanza diventa una grande profezia su Gesù. La preghiera della “Colletta” che introduce la liturgia della Parola è una “preghiera” di intercessione a Dio Onnipotente; chiediamo “infondi nei nostri cuori l’amore per il tuo nome”, “accresci la nostra dedizione a te”. L’amore verso il nome di Dio passa attraverso la conoscenza di Dio e il libro del Deuteronomio che ascolteremo ci dice che Egli abita in mezzo al suo popolo e si fa trovare da chiunque lo cerchi con cuore umile e puro. La nostra vita è una continua conversione al Dio vivente. È come dicono i Santi l’abbandono totale di sé senza chiedere nulla al Dio della vita, senza che Dio gli anticipi nulla dei suoi disegni sulla sua vita. La seconda richiesta a Dio coinvolge come sempre la nostra risposta di persone: è una chiamata ad accogliere il suo amore. È una chiamata ad aprirci, a dilatarci, per accogliere pienamente il suo amore divino, lasciare che sia il Signore a prendere dimora presso di noi. La prima lettura è tratta dal libro del Deuteronomio: il popolo di Israele entrerà nella terra promessa, Dio chiede “di osservare i comandamenti del Signore”; “li osserverete e metterete in pratica la legge perché sarà la vostra saggezza”. L’osservanza della legge del Signore dona la vita. Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci pone Gesù che torna in Galilea e trova il sospetto degli scribi e farisei che erano venuti da Gerusalemme per metterlo alla prova. Una prima domanda riguarda la purificazione che doveva essere eseguita sulle mani prima di mangiare; hanno sentito che Gesù non era del loro stesso orientamento e scaturisce su di lui e i discepoli un giudizio negativo: “è un agitatore contro la legge”. Ma che cosa era propriamente la legge? Non si parla di legge con i Patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, la loro grandezza è nella fede, essi guardano, ascoltano la voce di Dio, la fede è tante volte messa alla prova, ma in essa è cresciuto l loro amore per Dio. Dopo la schiavitù egiziana si è smarrita la libertà della fede e Mosè dona al suo popolo la legge che diventa la via che condurrà Israele a Dio. Essa ordinava le relazioni tra le persone, ordinava il rapporto con Dio: il servizio al tempio, i giorni sacri e le feste. Tutto questo viene stravolto nel tempo e S. Giovanni nel suo Vangelo dice che i sacerdoti davanti a Pilato affermarono: “noi abbiamo una legge e secondo questa legge Egli deve morire”. La legge data da Dio è stravolta, secondo essa il figlio di Dio deve morire. Il sacro che veniva da Dio gli uomini lo hanno reso strumento di perdizione. Il Vangelo che abbiamo letto ci spiega tutto questo e come fosse difficile accogliere la chiamata di Dio. S. Marco ci vuole dire che la società non rende gli uomini migliori o peggiori, sono gli uomini che con le loro risorse dei doni ricevuti da Dio possono rendere il mondo più giusto di come lo hanno trovato. Tutto questo , noi possiamo farlo.