Omelia_ 7 novembre 2021 – XXXII Domenica Tempo Ordinario

71° GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO

Questa giornata del Ringraziamento è vissuta in pienezza da coloro che sono impegnati nei lavori agricoli e dagli allevatori. Perché si ringrazia il Signore? Perché nella sua bontà ha donato la ricchezza dei suoi doni e per i frutti della terra, che quest’anno generosamente ha elargito, per la nostra gioia e per il sostentamento dei lavoratori impegnati i agricoltura. Quante volte abbiamo sentito l’espressione: il nostro lavoro è il frutto della fatica, è sotto il cielo, tutto dipende dalla meteorologia, dal gelo, dalla siccità, è in tali occasioni che la nostra preghiera è rivolta al Signore. “Dio conosce l’uomo e ci ama, non ci abbandona a noi stessi e al disagio degli elementi”. Il Signore benedice il lavoro dell’uomo, crea grazie al suo lavoro comunità, crea un modo nuovo di essere tra le persone, il lavoro dell’uomo è umanizzante. Preghiamo il Signore perché nella sua bontà benedica le persone impegnate nei lavori agricoli e doni loro la concordia del cuore. La prima lettera tratta dal libro dei Re, ci presenta Elia che pone la sua dimora accanto al “torrente Cherit, i corvi portavano ad Elia pane al mattino e carne alla sera; egli beveva dal torrente dal torrente”. Ma a causa della grande siccità il torrente si seccò, “il Signore parlò e disse: alzati e va a Zarepta di Sidone e ivi stabilisciti.” Abbiamo nel brano di questa domenica che Elia alle porte della città incontra una donna vedova che raccoglieva legna, la chiamò e disse: “Prendimi un po’ d’acqua perché possa bere e un pezzo di pane.” La donna rispose che non aveva nulla di cotto, ma un solo pugno di farina e un poco di olio nell’orcio, andrò a cuocere quello che rimane e poi io e mio figlio moriremo. Elia disse non temere, fa’ come ti ho detto perché dice il Signore la farina nella giara non verrà meno e l’orcio dell’olio non si svuoterà. La prima caratteristica di questo brano è che il Signore guida la vita di Elia, egli rimarrà sempre nell’obbedienza a Dio sapendo che Dio non lo abbandonerà. La seconda caratteristica  è  che la vedova compie la sua elemosina nella promessa fatta da Elia , l’essenziale non è visibile agli occhi degli uomini, ma si trova nel segreto del cuore, presuppone una rinuncia esteriore e interiore inforza della quale i beni sono suddivisi e distribuiti. Dio è sempre presente. La donna andò facendo come Elia aveva detto, vide che la farina non venne meno, né l’olio diminuì come aveva detto il Signore. La giustizia nuova di Dio riempie sempre il cuore nuovo. Il Vangelo di S. Marco ci presenta Gesù nel tempio di Gerusalemme e diceva alla folla che era attorno a lui di “Guardarsi dagli scribi che passeggiano in lunghe vesti e ricevono saluti” persone che amano mettersi in vista, insuperbite perfino quando pregano. Essi riceveranno una condanna più grave nel giorno del giudizio. Sedutosi davanti al tesoro Gesù vede una vedova povera nell’atto di gettare nel tesoro del tempio due monetine. Gesù dice ai discepoli: “Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro tutto quello che aveva:” a volte rischiamo di donare a Dio il nostro superfluo, la vedova ci insegna ad avere fiducia in Dio, chi fa l’elemosina offre un sacrificio di Lode. L’elemosina fatta dalla vedova è un vero atto di servizio a Dio e al prossimo. Gesù oggi ci invita ad offrire noi stessi agli altri, può essere un aiuto, una parola di conforto, un sorriso, gesti grandi o piccoli, solidali, fraterni che il Signore apprezzerà e ricompenserà.

Omelia – 2 Novembre 2021 – Commemorazione di tutti i fedeli defunti

La liturgia di questa giornata di “ Commemorazione di tutti i fedeli defunti” ci orienta a guardare a Gesù nostro salvatore risorto dai morti, affinchè sia rafforzata la speranza che anche noi risorgeremo a vita nuova. La prima lettura tratta dal libro di Giobbe ci conferma che “quando la mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne vedrò Dio”. La fede espressa da Giobbe sia anche la nostra fede, i nostri cari defunti che riposano con la loro corporeità in questo cimitero, ci ricordano che le loro anime sono accanto al Signore. Paolo VI nel suo testamento spirituale diceva: “Prego il Signore che mi dia la grazia di fare della mia prossima morte un dono di amore alla Chiesa.” Anche noi accanto ai nostri defunti eleviamo preghiere a Dio Padre per essere dono di bontà verso tutti i fratelli.

Omelia_31 Ottobre 2021 – XXXI domenica Tempo Ordinario

V DOMENICA DELL’ OTTOBRE MISSIONARIO ESSERE “AMOREVOLI”

Il mese di ottobre ci ha accompagnato a far crescere in noi l’amore di Dio attraverso le parole che ogni domenica ci proponeva in un itinerario verso il Signore. Le rammento “essere fratelli”, “essere liberi per servire”, “servire” ed oggi “essere amorevoli”. Credo non sia sempre facile essere amorevoli verso i fratelli che il Signore ci ha donato come compagni di viaggio nella vita quotidiana. Si potrebbe condividere il vissuto dell’altro oltre alla comprensione e alla benevolenza; non chiudersi in se stessi anche quando la sofferenza bussa alla nostra porta, sarebbe cosa buona partecipare alle gioie e ai dolori l’uno verso l’altro. Il Signore non è indifferente verso nessuno ma è sempre vicino a noi condividendo tutti gli aspetti della nostra vita. Carlo Carretto diceva spesso che “ciò che conta è amare”. C’è una cosa più importante delle azioni: è la preghiera. C’è una forza più efficace della nostra parola: è l’amore. La prima lettura è ripresa dal libro del Deuteronomio, è Mosè che parla al popolo di Dio donando il fondamento del rapporto con Dio: l’Ascolto, sappiamo anche noi che l’amore inizia con l’ascolto e ascoltare è il primo modo di Amare perché l’ascolto è dire col nostro atteggiamento che siamo consapevoli di essere davanti alla nostra vita, a Dio per cui si desidera fare spazio a Lui sul cuore e nella vita. Il primo comandamento è: “Ascolta”, ponendoci in tale atteggiamento troveremo il Signore e la sua Parola. Il Vangelo di San Marco ci presenta la domanda di uno scriba rivolta a Gesù, questo è il quarto tentativo degli scribi di tentare il Signore con una disputa sul primo dei comandamenti. Gesù dice che il primo è: “Ascolta Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutto te stesso”. Il secondo è “amerai il tuo prossimo come te stesso”. Per la nostra fede l’uomo, le cose create stanno al cospetto di Dio, Egli è il Signore e il Redentore, colui che crea, perdona, ama al di sopra di ogni esperienza umana. Gesù con la sua morte in croce opera la redenzione del mondo, e noi suo popolo con tutto il cuore e l’anima partecipiamo alla salvezza dei fratelli. Lo scriba rivolto a Gesù dice: “Hai detto bene Maestro e secondo verità” e Gesù come risposta dice a lui: “Non sei lontano dal regno di Dio”. Noi amiamo chi conosciamo, noi ascoltiamo per conoscere meglio e di più, chi ama, ascolta e chi ascolta trova ragioni per amare.

Omelia _ 24 Ottobre 2021 _ XXX domenica Tempo Ordinario

95° GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

Siamo “ chiamati” ad essere discepoli missionari, tema della Giornata: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. Il tema che guida la riflessione della “giornata missionaria” è tratto dagli Atti degli Apostoli, Pietro e Giovanni sono al tempio di Gerusalemme e parlano al popolo “annunziano in Gesù la risurrezione dei morti”, vengono arrestati e posti in prigione. Il Sinedrio delibera di lasciarli liberi e “ordinarono loro di non parlare né di insegnare nel nome di Gesù”. Ma Pietro e Giovanni replicarono “Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi; ma noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. Il missionario è un testimone del Signore risorto, delle opere da Lui compiute, delle parole ascoltate, è un testimone della vita nuova che scaturisce dalla risurrezione di Gesù, è inviato dallo Spirito Santo ad annunciare che Gesù è Signore. Dove possiamo essere missionari? Ovunque. In ogni luogo in cui io mi trovi; lavoro, casa, tempo libero, impegno sociale, la mia missione è annunciare le grandi opere di Dio. La prima lettura tratta dal libro della consolazione del profeta Geremia, per il popolo di Israele è un inno di gioia, il Signore sollecita il popolo a cantare “ Innalzate inni di gioia, esultate per la prima delle nazioni, il Signore ha salvato il suo popolo”. È il nuovo esodo che ricondurrà Israele nella sua terra dopo gli anni dell’esilio, il Signore ha fatto sorgere Ciro che dona la libertà, e l’unità ritrovata porta con sé la gioia , “erano partiti nel pianto” “li riporterò tra le consolazioni”. Le grandi opere di Dio si manifestano con segni messianici: anche i più poveri incontreranno la salvezza di Dio. Il Signore dice: “Io sono un padre per Israele, Efrain è il mio primogenito”. Il Vangelo di S. Marco ci presenta il viaggio di Gesù verso Gerusalemme e attraversa il villaggio di Gerico, Bartineo che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Certo ascolta il vociare della folla che segue Gesù e dopo aver chiesto cosa accadeva comprende che passava il Signore. Cosa può fare per farsi notare?   Comincia a gridare: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”. Tutti rimangono sorpresi per il suo gridare, ma anche per le parole usate nei riguardi di Gesù. Il termine Figlio di Davide lo usa S. Pietro , gli ossessi e i demoni conoscono Gesù ma non la folla. Bartineo anche se cieco ha visto in colui che passa il Messia di Dio. “Abbi pietà di me!” Mentre la folla tentava di farlo tacere, egli più forte grida: “Figlio di Davide abbi pietà di me”. Gesù si ferma e dice di “chiamarlo” e qualcuno corre a dire a Bartineo  “Coraggio! Alzati ti chiama!” Egli non solo si prepara ad andare da Gesù, “getta via il suo mantello che usava per sedersi, balza in piedi e viene da Gesù”. Alla domanda di Gesù “Cosa vuoi che io ti faccia?” il cieco risponde “fa che io veda” . Gesù allora dice: “Va’ la tua fede ti ha salvato” e subito ci vide di nuovo. Il dialogo tra Gesù e Bartineo è pieno di speranza, il cieco è guarito, la sua anima non è turbata da nessun dubbio e l’evangelista ci dice che non torna nella sua casa tra i suoi, ma si unisce a Gesù come se si trattasse della cosa più naturale della sua vita. “lo seguiva lungo la strada”.

Omelia _ Domenica 17 Ottobre 2021 – XXIX Tempo Ordinario

TEMATICA SETTIMANALE “IL SERVIRE”

Nella preghiera che precede la liturgia della Parola chiediamo a Dio Onnipotente di: orientare verso di lui la nostra volontà, di servirlo con cuore sincero. Il salmo (95.7) ci indica come iniziare il nostro cammino verso il Signore: “Se ascoltate oggi la sua voce non indurite il vostro cuore” educhiamo noi stessi e il nostro volere ad una grande perseveranza nell’ascolto della Parola di Dio, sarà la Parola ad aprire il nostro cuore a scoprire la presenza nascosta di Dio in noi stessi. Ricordiamo che l’amore di Dio è la nostra vita e il nostro fine. La prima lettura è tratta dal libro del Profeta Isaia e ci presenta il quarto canto del servo del Signore, è la comunità che parla e annuncia il destino del servo, ma la rivelazione è nuova; le sofferenze sofferte non hanno altro scopo che la salvezza delle genti. Il servo sarà prostrato dai dolori, offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza e vivrà a lungo, per mezzo suo si compirà la volontà del Signore. S. Paolo nella lettera ai Romani nel cap. 3.25 riprende le parole del Profeta Isaia e parlando di Gesù dice che: “Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue”. Ma attraverso di Lui noi troviamo la luce e la remissione dei peccati. “Il giusto mio servo giustificherà molti”. Ricordiamo che con il battesimo siamo chiamati ad essere “configurati” a Cristo e diventare con Lui una offerta gradita al Padre Celeste. Il nostro servizio è essere sempre accanto a Gesù servo, è offrire ogni giorno un sacrificio gradito a Dio; il percorso che ci conduce ad essere servi fedeli passa non solo nell’ascolto della Parola di Dio ma anche a proiettarci nel vivere il presente con tutto noi stessi. L’episodio del Vangelo si colloca in Giudea, dove una serie di domande consentono a Gesù di annunciare l’essenza del Regno di Dio. Due discepoli richiedono a Gesù di “sedere nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Gesù risponde che sedere a sinistra o alla sua destra è “per coloro per i quali è stata preparato”. Gesù mostra ai discepoli un nuovo orizzonte, modifica il modo di comportarsi e di relazionarsi con gli altri, gli apostoli se vogliono diventare grandi devono imparare ad essere servi, e chi vuole essere primo sarà schiavo di tutti. Il servizio può infine giungere fino a bere il calice del sangue versato, al quale ogni discepolo del Maestro deve sempre attingere. Chiediamo in questa domenica missionaria che il Signore ci indichi la via dell’umiltà e ci doni l’abbondanza dello Spirito Santo per renderci veri servi della vita.

Omelia_10 Ottobre 2021 _ XVIII Tempo Ordinario

“ESSERE LIBERI” PER SERVIRE

Voglio ricordare il mese di ottobre come luogo e segno della missione verso i lontani, ma anche verso coloro che ci sono vicini. Il nostro compito è portare la carità, l’amore del Signore ai fratelli. La preghiera che precede la liturgia della Parola chiede al Signore che “la grazia ci preceda e ci accompagni sempre per operare il bene.” La prima lettura è tratta dal libro della Sapienza che inizia con la preghiera del fedele costante nei confronti di Dio e Dio a lui elargisce la “Prudenza”. Se si guarda alla sapienza del mondo latino, la prudenza è la scienza delle cose che si devono cercare o fuggire, ma per il cristiano la prudenza è la capacità di guardare avanti, lontano, di prevedere e provvedere, vedere il possibile punto di arrivo di un pensiero o di una scelta, mediante confronti con quanto accaduto nel passato. L’uomo o la donna prudente è provvidente, è colui che prevede prima, guarda oltre la situazione in modo puntuale. La prudenza è mossa dallo Spirito Santo. Tante volte ci siamo chiesti come sarà la nostra vita cristiana dopo la pandemia, la prudenza ci spinge a riallacciare la condivisione dell’amore di Cristo con gli altri. Viviamo i rapporti comunitari con nuova gioia condividendo la speranza con tutti. Il libro della Sapienza ci dice che dopo il dono della prudenza Dio elargisce la Sapienza, è il grande dono della presenza di Dio nella nostra vita. “L’ho amata più della salute e della bellezza, lo splendore che viene da lei non tramonta.” Il Vangelo di S. Marco presenta l’episodio del “giovane ricco”, Gesù ci insegna che andare con Lui è scoprire che si è liberi dalle cose preziose del mondo e dalla privazione di esse, bisogna ritrovare una libertà perfetta che si regge su di sé ed è limpida perché è la libertà di Dio. “Mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui” gli rivolge la parola : “Maestro buono cosa devo fare per conseguire la vita eterna?”. Gesù risponde “Perché mi chiami buono?” Uno solo è buono, il Dio santo, invisibile, dirigi là la tua mente. Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti e ne cita alcuni.  Il giovane replica :l’ho fatto già fin dalla mia giovinezza”. Gesù guardandolo lo amò. “Cosa mi manca ancora” vorrei fare di più istruiscimi. Gesù replicò: “Una cosa ti manca.” Vendi tutto ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi. Stacca ogni cosa da te e assumi la giusta modalità e rapporto con il mondo e con Dio. Una cosa è chiara: Dio porta alla vita eterna. Il giovane non riesce a decidersi, per lui il sacrificio è troppo grande, i suoi beni, in tutta la loro abbondanza, sono presenti davanti ai suoi occhi, lo seducono ancora e “scuro in volto” “triste” con la coscienza di perdere l’opportunità offerta da Gesù, egli ritorna a casa. Ognuno di noi può avere qualcosa senza essere ricchi, la nostra ricchezza è nel cuore di Gesù.

OMELIA_ domenica 3 ottobre 2021 – domenica XXVII Tempo Ordinario

“ESSERE FRATELLI”

Ricordo a noi tutti come il mese di ottobre è da sempre dedicato alla missione, come preghiera e come opera di carità per sostenere l’attività missionaria. È tradizione raccomandare all’inizio di questo mese la recita del Rosario , “più corone del Rosario ci saranno nelle tasche, meno violenza albergherà nel cuore delle persone”. Le campane che suonano ogni giorno alle diciassette ci siano di sollecito per un pensiero Mariano. Nella preghiera possiamo trovare tanta pace; anche se non sempre una pace comoda, ma anche sofferta. Doniamo tutto noi stessi al Signore. L’orazione della colletta presenta l’invocazione del popolo di Dio che chiede al suo Signore: “Misericordia per l’incapacità di compiere il bene, e di avere la sua bontà contro ogni speranza.” Dobbiamo ricordare che l’uomo fedele riceve la sua forza nell’affidarsi nelle mani di Dio, le richieste invocate sono di una persona o di un popolo che crede nel Dio della promessa; il Dio fedele è colui che concede sempre ciò che ha promesso all’uomo. Il Padre celeste chiede ad ognuno di affidarsi alla Parola ed essere aperti alla speranza. Giovanni Paolo I nel corso dell’udienza generale del 20 settembre 1978 disse: “La speranza è una virtù obbligatoria per ogni cristiano che nasce dalla fiducia in tre verità: Dio è onnipotente, Dio mi ama immensamente, Dio è fedele alle promesse”. Ed è Lui, il Dio della misericordia che accende in me la fiducia, per cui non mi sento né solo, né inutile né abbandonato. La prima lettura è tratta dal libro della Genesi. Dio dona all’uomo un aiuto per lo sviluppo della sua esistenza “non è bene che l’uomo sia solo” e “plasmò dal suolo ogni genere di animali”. Terminata l’opera creativa  “Dio li condusse all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati”. Questo può accadere perché Adamo aveva la sua autentica vita nella comunione profonda della “natura divina”. La parola che diventa nome squarcia, svela l’identità dell’essere vivente e ne qualifica le sue caratteristiche, quasi svela l’origine divina della creazione. Adamo non trovò tra quei corpi “un aiuto che gli corrispondesse” aveva bisogno non solo di un corpo, ma cercava un’anima, un sentimento, un elemento spirituale, una persona irripetibile che portasse completezza al suo essere uomo. Ecco che Dio formò la donna che Adamo riconobbe come “ossa delle mie ossa, carne della mia carne”. Fin dall’inizio come ricorda il libro della Genesi, l’uomo vive in relazione con tutte le creature e le cose create: l’ambiente, le piante, gli animali, il cosmo, con l’altro diverso da sé. Questo compito che attende ogni uomo è fondato sulla saggezza dello scoprire in ogni cosa l’opera di Dio. Se vi è durezza del cuore, il Vangelo ci dice che vi sarà solo giudizio su ogni uomo che è accanto a noi, i rapporti anche sostenuti dall’affetto non potranno dare frutti positivi se Dio non è in noi e ci guida verso l’unità degli intenti. Dovremo avere non solo strumenti umani per far crescere l’unità tra di noi, ma usare l’amore di Dio per custodire la faticosa benedizione degli affetti tra uomo e donna. È nella fiducia reciproca che potremo far crescere in ciascuno il rispetto e l’amore che Dio ci ha donato nella creazione ed Adamo ed Eva. Riprendendo l’attività pastorale solo le relazioni ci salveranno, saremo vicini ai fratelli e ci faranno scorgere il Signore che è in ogni persona.