Abbiamo celebrato ieri la festa del Santo Natale e la liturgia di oggi ci invita a guardare alla Santa Famiglia. È la festa degli sposi e della famiglia tutta che gioisce dell’amore donato da Dio Padre, e che sa amare con attenzione fedele confortandosi a vicenda. Si è concluso l’8 dicembre , festa dell’Immacolata, l’anno dedicato a San Giuseppe da Papa Francesco. “Egli è l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un sostegno, una guida nei momenti di difficoltà, è Colui che ha fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarnazione e della missione redentrice”. La prima lettura è tratta dal primo libro di Samuele e ci insegna una grande realtà: il desiderio di avere figli per essere collaboratori del disegno di Dio nella storia della salvezza. Elcana e Anna non solo desiderano il figlio Samuele per allietare la loro vita, ma il figlio desiderato sarà colui che segna una svolta nella storia del popolo di Dio; prepara il regno, prepara Davide a diventare Re di Israele seguendo il volere di Dio. Anna consacra a Dio il figlio Samuele perché lo ha avuto da Dio e intende riconsegnarglielo. Papa Francesco nel documento su San Giuseppe ci dice che “la paternità e maternità non sono mai un esercizio di possesso, ma segno che rinvia ad una paternità più alta, i genitori sono ombra dell’unico Padre celeste”. Il brano del Vangelo ci propone “Gesù tra i dottori del tempio”. La ricerca affannosa di Maria e Giuseppe si trasforma in angoscia, Gesù ha celebrato con tutti i parenti, nel tempio il rito ebraico di “maggior età”; è l’inizio di un tempo nuovo per la Santa Famiglia. Gesù inizia un nuovo processo interiore che lo pone sempre più in ascolto del Padre e della missione di salvezza per l’umanità, il dono di Dio non può essere ristretto ai soli legami della famiglia e a Maria che, dopo averlo trovato, prospetta la sua angoscia Gesù risponde: “Perché mi cercavate? Non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Il Vangelo ci dice che Maria e Giuseppe non compresero le parole di Gesù, l’esercizio della paternità e maternità ispirate alla fede costringe a scendere ancor più nel profondo del proprio cuore ove risiede il progetto di Dio. Il dono di quel figlio non può essere circoscritto ai legami familiari, è un esodo da se stessi per riconoscere la volontà di Dio. La famiglia di Nazaret ci chiede questo: “genitori e figli devono prima di tutto la loro obbedienza a Dio, alla sua legge, a quello che insieme possiamo conoscere dal Vangelo”. Preghiamo il Padre che ci ispiri una missione della vita cristiana familiare secondo i suoi desideri e che possiamo vivere il cammino della nostra vita familiare conforme al Vangelo.