95° GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE
Siamo “ chiamati” ad essere discepoli missionari, tema della Giornata: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. Il tema che guida la riflessione della “giornata missionaria” è tratto dagli Atti degli Apostoli, Pietro e Giovanni sono al tempio di Gerusalemme e parlano al popolo “annunziano in Gesù la risurrezione dei morti”, vengono arrestati e posti in prigione. Il Sinedrio delibera di lasciarli liberi e “ordinarono loro di non parlare né di insegnare nel nome di Gesù”. Ma Pietro e Giovanni replicarono “Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi; ma noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. Il missionario è un testimone del Signore risorto, delle opere da Lui compiute, delle parole ascoltate, è un testimone della vita nuova che scaturisce dalla risurrezione di Gesù, è inviato dallo Spirito Santo ad annunciare che Gesù è Signore. Dove possiamo essere missionari? Ovunque. In ogni luogo in cui io mi trovi; lavoro, casa, tempo libero, impegno sociale, la mia missione è annunciare le grandi opere di Dio. La prima lettura tratta dal libro della consolazione del profeta Geremia, per il popolo di Israele è un inno di gioia, il Signore sollecita il popolo a cantare “ Innalzate inni di gioia, esultate per la prima delle nazioni, il Signore ha salvato il suo popolo”. È il nuovo esodo che ricondurrà Israele nella sua terra dopo gli anni dell’esilio, il Signore ha fatto sorgere Ciro che dona la libertà, e l’unità ritrovata porta con sé la gioia , “erano partiti nel pianto” “li riporterò tra le consolazioni”. Le grandi opere di Dio si manifestano con segni messianici: anche i più poveri incontreranno la salvezza di Dio. Il Signore dice: “Io sono un padre per Israele, Efrain è il mio primogenito”. Il Vangelo di S. Marco ci presenta il viaggio di Gesù verso Gerusalemme e attraversa il villaggio di Gerico, Bartineo che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Certo ascolta il vociare della folla che segue Gesù e dopo aver chiesto cosa accadeva comprende che passava il Signore. Cosa può fare per farsi notare? Comincia a gridare: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”. Tutti rimangono sorpresi per il suo gridare, ma anche per le parole usate nei riguardi di Gesù. Il termine Figlio di Davide lo usa S. Pietro , gli ossessi e i demoni conoscono Gesù ma non la folla. Bartineo anche se cieco ha visto in colui che passa il Messia di Dio. “Abbi pietà di me!” Mentre la folla tentava di farlo tacere, egli più forte grida: “Figlio di Davide abbi pietà di me”. Gesù si ferma e dice di “chiamarlo” e qualcuno corre a dire a Bartineo “Coraggio! Alzati ti chiama!” Egli non solo si prepara ad andare da Gesù, “getta via il suo mantello che usava per sedersi, balza in piedi e viene da Gesù”. Alla domanda di Gesù “Cosa vuoi che io ti faccia?” il cieco risponde “fa che io veda” . Gesù allora dice: “Va’ la tua fede ti ha salvato” e subito ci vide di nuovo. Il dialogo tra Gesù e Bartineo è pieno di speranza, il cieco è guarito, la sua anima non è turbata da nessun dubbio e l’evangelista ci dice che non torna nella sua casa tra i suoi, ma si unisce a Gesù come se si trattasse della cosa più naturale della sua vita. “lo seguiva lungo la strada”.