“ESSERE FRATELLI”
Ricordo a noi tutti come il mese di ottobre è da sempre dedicato alla missione, come preghiera e come opera di carità per sostenere l’attività missionaria. È tradizione raccomandare all’inizio di questo mese la recita del Rosario , “più corone del Rosario ci saranno nelle tasche, meno violenza albergherà nel cuore delle persone”. Le campane che suonano ogni giorno alle diciassette ci siano di sollecito per un pensiero Mariano. Nella preghiera possiamo trovare tanta pace; anche se non sempre una pace comoda, ma anche sofferta. Doniamo tutto noi stessi al Signore. L’orazione della colletta presenta l’invocazione del popolo di Dio che chiede al suo Signore: “Misericordia per l’incapacità di compiere il bene, e di avere la sua bontà contro ogni speranza.” Dobbiamo ricordare che l’uomo fedele riceve la sua forza nell’affidarsi nelle mani di Dio, le richieste invocate sono di una persona o di un popolo che crede nel Dio della promessa; il Dio fedele è colui che concede sempre ciò che ha promesso all’uomo. Il Padre celeste chiede ad ognuno di affidarsi alla Parola ed essere aperti alla speranza. Giovanni Paolo I nel corso dell’udienza generale del 20 settembre 1978 disse: “La speranza è una virtù obbligatoria per ogni cristiano che nasce dalla fiducia in tre verità: Dio è onnipotente, Dio mi ama immensamente, Dio è fedele alle promesse”. Ed è Lui, il Dio della misericordia che accende in me la fiducia, per cui non mi sento né solo, né inutile né abbandonato. La prima lettura è tratta dal libro della Genesi. Dio dona all’uomo un aiuto per lo sviluppo della sua esistenza “non è bene che l’uomo sia solo” e “plasmò dal suolo ogni genere di animali”. Terminata l’opera creativa “Dio li condusse all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati”. Questo può accadere perché Adamo aveva la sua autentica vita nella comunione profonda della “natura divina”. La parola che diventa nome squarcia, svela l’identità dell’essere vivente e ne qualifica le sue caratteristiche, quasi svela l’origine divina della creazione. Adamo non trovò tra quei corpi “un aiuto che gli corrispondesse” aveva bisogno non solo di un corpo, ma cercava un’anima, un sentimento, un elemento spirituale, una persona irripetibile che portasse completezza al suo essere uomo. Ecco che Dio formò la donna che Adamo riconobbe come “ossa delle mie ossa, carne della mia carne”. Fin dall’inizio come ricorda il libro della Genesi, l’uomo vive in relazione con tutte le creature e le cose create: l’ambiente, le piante, gli animali, il cosmo, con l’altro diverso da sé. Questo compito che attende ogni uomo è fondato sulla saggezza dello scoprire in ogni cosa l’opera di Dio. Se vi è durezza del cuore, il Vangelo ci dice che vi sarà solo giudizio su ogni uomo che è accanto a noi, i rapporti anche sostenuti dall’affetto non potranno dare frutti positivi se Dio non è in noi e ci guida verso l’unità degli intenti. Dovremo avere non solo strumenti umani per far crescere l’unità tra di noi, ma usare l’amore di Dio per custodire la faticosa benedizione degli affetti tra uomo e donna. È nella fiducia reciproca che potremo far crescere in ciascuno il rispetto e l’amore che Dio ci ha donato nella creazione ed Adamo ed Eva. Riprendendo l’attività pastorale solo le relazioni ci salveranno, saremo vicini ai fratelli e ci faranno scorgere il Signore che è in ogni persona.