Una parola per conoscere meglio S. Benedetto che S. Paolo VI il 24 ottobre ha dichiarato patrono di tutta l’Europa. Benedetto nacque a Norcia nel 480; educato a Roma fu attratto dalla vita eremitica e si ritirò nella regione di Subiaco, dove si riunirono a lui alcuni discepoli. Da Subiaco passò a Cassino ove fondò il celebre monastero e in quel luogo scrisse la regola per la vita monastica. L’aspetto centrale della Regola è l’ascolto della Parola del Signore, questo ascolto deve avvenire ogni giorno “chi ha orecchi ascolti ciò che lo spirito dice alle chiese”. Per S. Benedetto “nulla dobbiamo anteporre a Cristo e così egli in compenso ci condurrà alla vita eterna”. La prima lettura è tratta dal Profeta Amos e nella sua prima parte ci parla della predicazione del profeta al Santuario di Betel. (casa di Dio) Il re di Samaria aveva richiesto che in questo santuario, per distogliere dal popolo il culto dell’unico Dio, che era a Gerusalemme, fosse posto un vitello d’oro come già era accaduto nella pianura del Sinai, portando il popolo al peccato e all’idolatria. Amos chiede la conversione e il ritorno all’amore di Dio. Il sacerdote di Betel Amasia chiede ad Amos di allontanarsi dal santuario reale e di ritornare nel paese di Giuda. La risposta di Amos è semplice: “Non ero profeta, né figlio di profeti, ero un pastore, il Signore mi prese e mi disse di profetizzare in Israele”. Amos ci fa conoscere come è avvenuta, come ha avuto origine la sua Missione; è Dio che sceglie la persona, è Dio stesso che invia ad essere profeta nel suo popolo. Tutto parte da Dio, Amos ha ascoltato, ha avuto fede, ha dato inizio alla missione a cui Dio lo manda. La lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato ci dice che Dio “ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi, immacolati di fronte a Lui nella carità, figli adottivi mediante Gesù Cristo”. Per S. Paolo il nostro compito è porci nell’ascolto e nell’adesione obbediente a Dio e fare nuove tutte le cose in Cristo vivendo come Gesù. Ricordiamo “chi crede non è mai solo, perché la fede tende a diffondersi, ad invitare altri alla sua gioia”. “La fede è potenza di Dio” la fede è lo scudo del credente. Il vangelo di S. Marco ci presenta la “missione dei dodici”. Gesù è stato a Nazaret, tra la sua gente e questo segna uno spartiacque nella sua predicazione. Rifiutato “dai nuovi” che si scandalizzavano di Lui, inizia a percorrere i villaggi della Galilea condividendo con i discepoli la sua attività di annuncio del Regno. I discepoli vivono col Signore, lo sentono parlare, condividono la sua giornata, insegna loro a pregare, dona loro il coraggio nel momento dello sconforto, li tranquillizza, li prepara alla persecuzione, li invia a servire la causa del Signore. Quali sono i suggerimenti che dona ai discepoli: non prendere che un bastone, calzare i sandali, portare un mantello, niente altro; devono avere fiducia in Dio senza nessuna sicurezza economica, dipenderanno dalla totale fiducia nella ospitalità locale. “Ed essi partiti proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano i demoni, guarivano gli infermi”. S. Marco ci vuole insegnare che l’Apostolo è l’inviato, non parla da sé, ma trae il suo dire da Gesù, egli è ricolmo di Cristo e la sua vita è del Signore. Questa è la nostra missione.