Omelia_4 Luglio_ XIV Domenica Tempo Ordinario

La nostra comunità parrocchiale nella prima domenica di luglio ringrazia la Beata Vergine delle Grazie che nel 1622 liberò la comunità e il territorio di Brisighella dalla peste. (si celebra il voto) Lo storico Metelli così si esprime: “A poco a poco tornò la quiete e la sicurità negli animi, rimase squallida e deserta la valle e la terra”. Rinnoviamo un ringraziamento alla Vergine Maria, chiedendo la sua protezione per ogni nostra necessità materiale e spirituale. Nella preghiera introduttiva della liturgia della Parola chiediamo a Dio Padre il “dono di una gioia santa perché liberati dalla schiavitù del peccato godiamo la felicità eterna”. In questa preghiera vi è un preciso riferimento escatologico, sta per venire il giudice e si deve rendere conto delle nostre colpe; tante volte il nostro cuore ci accusa di una moltitudine di peccati, il libro dei Proverbi ci dice che “sette volte al giorno cade il giusto”. Ci rimane una sola cosa: la gioia santa che è data da un amore reciproco. “L’amore di Dio copre una moltitudine di peccati”. L’amore è il comandamento nuovo, l’amore è la realtà più grande, l’amore è il precetto riassuntivo di tutta la legge, l’amore è il dono che, posseduto, fa possedere tutto, fa entrare nella eternità della vita. La prima lettera è tratta dal libro del profeta Ezechiele: il profeta vede la gloria di Dio apparire come “fuoco” ed era circondata  “da uno splendore”, si prostra a terra e ascolta la voce di Dio. È come la teofania vissuta da Mosè sul Monte Sinai “ Dio parla”, il profeta ascolta ed è mandato agli Israeliti perché attraverso la conversione del loro cuore possano ritornare a Dio. Il popolo è in schiavitù, solo con l’aiuto di Dio potrà ritornare ad essere libero. Ezechiele sarà la Sentinella di Dio, in mezzo al popolo e parlerà a nome di Dio ad Israele. Grazie all’intervento di Mosè il popolo fu avviato alla terra promessa, grazie ad Ezechiele il popolo si preparerà a rientrare nella città di Gerusalemme e nella terra di Israele. Il Vangelo di San Marco chiude il cielo di miracoli di Gesù nella sua terra natia, Gesù entra nella sinagoga di Nazaret e non solo ascolta la parola di Dio, ma commenta la parola proclamata. Gli abitanti di Nazaret sono stupiti per la sapienza del loro concittadino Gesù e continuano ad interrogarsi sulle origini del Signore. Ai loro occhi non poteva essere il Messia, sapevano chi era e non si sarebbero lasciati impressionare da un modesto carpentiere che si presentava come “maestro”, si vergognano di lui, non gli credono. La riflessione per noi può essere utile se guardiamo e ascoltiamo il pensiero di un filosofo del 1600 Pascal che ha evidenziato i passaggi necessari per riconoscere quel che è veramente grande. 1) Accanto all’ordine della materia sta l’ordine dello spirito, ma il minimo degli spiriti è il più grande del cosmo. 2) Sopra l’ordine dello spirito sta l’ordine dell’amore divino 3) solo se giungiamo alle profondità della piccolezza giungiamo alla profondità divina che si manifesta nella Croce di Gesù. L’assoluta grandezza si riconosce nell’infinitamente piccolo. Gli abitanti di Nazaret non avevano scoperto Dio nella carne umana di Gesù e nella sua vita di ogni giorno con Giuseppe e Maria. Impariamo a discendere nella profondità della realtà, divenendo così capaci di vedere la grandezza di Dio e di parlarne agli altri.